Viaggio In Croazia

I Nostri Eroi


Foto di gruppo ai Laghi di Plitvicka Luca (aka Suca o Zappy o Zappaterra) Lorenzo (aka Lorentz o Panesso) Marta (aka Martha) Francesca (aka Francy o Panessa) Foto di gruppo ai Laghi di Plitvicka

(posizionare il mouse sulle faccine per scoprire chi e' chi)



Giorno Uno: La Partenza Infinita

Martedi' 20 Aprile: oggi si parte. Appuntamento al Morassutti alle 10. Martha e Francy, quasi puntuali, nell'attesa che lo Zappy in arrivo da Firenze si liberi dal traffico tentano inutilmente di telefonare aggratise all'ambasciata americana. Francy e' giorni che prenota e sprenota l'interview per avere il visto per gli Stati Uniti e pare la debba fare fra due giorni. Speriamo tutti che i documenti che le servono per portare a termine l'impresa non arrivino in tempo cosi' potra' partire oggi con noi. La speranza e' pero' poca, sembra che il necessario sia stato spedito ieri via DHL e che quindi con ogni probabilita' arrivi domani. Come estremo tentativo scriviamo agli omini che dovrebbero aver spedito il pacco, per farci dare il numero identificativo con cui rintracciarlo lungo il percorso della spedizione, nella vana speranza che DHL abbia preso una cantonata e i documenti giacciano a Timbuctu' o in qualche altro luogo esotico ...solo che in America sono le 6 del mattino e nessuno ci rispondera' prima di 3 ore. Decidiamo cosi', apparentemente contro ogni logica e al di la' di ogni speranza di succeso, di rimandare la partenza per aspettare il verdetto. Passiamo da Francy a fare i bagagli e a recuperare le ultime cose per il trasloco di Lorenzo, che ci aspetta trepidante a Trieste, e ci dirigiamo a macchina stracarica verso il CNR. E qui le nostre piu' rosee speranze si realizzano: i documenti non sono ancora stati spediti (Francy risprenota e riprenota per fra una settimana l'interview), si puo' partireee!! E' gia' tardi ma avendo fatto 30 facciamo 31 - nonostante le rimostranze di Luca e della sua Panda che teme di essere imbrattata (ancora non sa cosa l'aspetta...!) - e ci fermiamo a prendere un gelato. Dopo sei ore e svariati cambiamenti di piani siamo finalmente in rotta verso Trieste. Tre ore di autostrada driiitta, un po' di giri a vuoto in citta' e siamo da Lorenzo. Martha dorme da francesca e Francy e Luca nella nuova casa di Lorenzo.

Giorno Due: Bodolovosco e Isola di Krk

Mercoledi' 21 Aprile: la notte in casa di Lorenzo sembra aver provato Luca, che si compra il Viks Sinex nebulizzatore anche se vuole lo spray, confuso dalla troppa varieta', e soprattutto Francy che ha una reazione allergica a non si sa che (polvere? gatti? Lorenzo istesso? ...). Superato il trauma del risveglio sorseggiandosi un cappuccino (o forse era un caffellatte? o un caffe' macchiato grande?! a Trieste non si capisce) partiamo alla volta della Slovenia sperando che al confine non ci caziino perche' la macchina non e' intestata a noi. Partiamo e subito sbagliamo, ma con convinzione, strada. Poi seguendo una indicazione "Slovenia" finiamo al porto. Dopo un altro po' di giri finalmente usciamo di citta' nella direzione giusta facendo un giro lunghissimo in una trucuda zona periferico-industriale con palazoni orridi e ciminiere. In frontiera tutto OK, della macchina se ne fregano e quasi anche dei nostri documenti: avremmo potuto dargli 4 carte di identita' (finte magari) di 4 persone a caso probabilmente. Il paesaggio e' da subito bellissimo: stradina semideserta immersa in colline carsiche ricoperte di boschetti. Il viaggio promette bene. Dopo pochi chilometri attraversiamo il confine croato dove veniamo sbeffeggiati dal doganiere perche' non abbiamo capito che dopo la policjia ci dobbiamo rifermare per la dogana ("e' come in Italia, prima polizia poi dogana!" ci apostrofa). Passato indenni questo scoglio ci dirigiamo verso Opatija (Abbazia) dove abbiamo deciso di fare campo base per le prime tre notti di vacanza, per poi spostarci a Zagabria gli ultimi due giorni. Ivi giunti e trovato con insormontabili difficolta' un parcheggio gratis i nostri eroi decidono di cercar casa e in un'agenzia di turismo incocciano in una signora che ha una camera per due persone e una vicina di casa con un appartamentino al piano di sotto. Ci dicono che la casa e' vicina, appena 300 metri!, cosi' decidiamo di andare a vederla a piedi. Qui cominciamo a sospettare che il metro croato non sia esattamente standard. Dopo aver sfacchinato un bel po' scopriamo che la vicina con l'appartamento non c'e' e che rientrera' di li' a un'ora. Con la promessa di tornare piu' tardi ce ne andiamo e cominciamo a cercare sistemazioni alternative. Cammina cammina, spronati da un convinto Zappaterra e da una riluttantissima S_Borgay, quando oramai il fisico comincia a cederci, troviamo in un colpo solo una banca che ci cambia gli euro in kune (altrimenti dette crune, pecunie o qualsiasi altro nome, di moneta o no) e un ufficio turistico con signorina baffuta-ma-molto-disponobile, che ci procura due appartamenti due nel vicino paese di Volosko (subito ribattezzato Bodolovosco) e preziose informazioni su dove andare a mangiare. Dopo una mezz'ora, spesa per lo piu' nella strada di ritorno verso la macchina, e dopo aver rischiato la vita uscendo da un parcheggio (Marta e Francy, placide sul sedile di dietro si accorgono del rischio corso solo dalle goccioline di sudore freddo che scorrono dalla fronte di Luca e Lorenzo), arriviamo a Bodolovosco dove il nostro futuro padrone di casa, accertatosi del fatto che potessimo parlare inglese, comincia a parlarci in tedesco. Di cio' che ci dice capiamo, ad un certo punto, "300 metri" e cominciamo a sospettare che sia l'unita' di misura base croata. In qualche modo comunque ci intendiamo e prendiamo possesso dei due apartmani vista mare (uno solo un pochino) che ci spettavano, pagando la miseria di 13 euro a testa al giorno. Seguendo il consiglio della signorina baffuta andiamo poi a mangiare in una pescheria vicino casa (a Bodolovosco del resto tutto e' vicino casa) dove ti scegli il pesce al banco, te lo cucinano e te lo portano in una stanzetta con quattro tavoli li' vicino. Ci rimpinziamo con un po' di antipastini buonissimi e con un fritto misto eccezionale che paghiamo 5 euro a testa. Incredibbbile! Al pomeriggio, dopo un caffe' al bar Surf lungo il molo, decidiamo di visitare l'isola di Krk ("Saai dooov'eeee' l'Isola di Krk..."). Come prima tappa ci fermiamo a Omicalij (che si legge "oh, mi sciali"), un paesino sul mare con viuzze strette, archi di pietra dietro ogni angolo e una chiesetta con scritte glagolitiche sulla facciata. Qui cominciamo un fotoromanzo (mai proseguito ma maturato nella nostra mente) grazie alle doti di recitazione di Francy, che finge di fuggire terrorizzata per rifugiarsi in chiesa, e alla funzione "raffica" della macchinetta digitale di Luca. Girata questa scena ci inventiamo il contesto in cui porla. La storia e' piu' o meno questa: Piero, arrabbiatissimo e offesissimo con noi per non averlo informato per tempo della data di partenza per la Croazia (e qui si pensava di girare una scena con dito di Piero accusatore e noi che prima ce ne freghiamo poi cominciamo a inquietarci per le sue violente reazioni), decide di vendicarsi e di nascosto ci segue mettendo in atto in varie maniere non ben delineate piani diabolici ai nostri danni fino a massacrarci. Fine. Questo sforzo creativo ci mette fame e sconsideratamente decidiamo di prenderci un gelato... ma non sapevamo, signore e signori, che Omicalij e' noto come il paese del gelato piu' cattivo del mondo (tranne per il Fiordicazzo che a detta di Luca era mangiabile)! Mesti e un po' schifati ritorniamo alla Panda che subisce, per mano, anzi, per piede infangato, di Martha il primo attentato. I tappetini sono di un grazioso marroncino cacchetta ora. Rappezziamo un po' il danno e ci dirigiamo verso Krk citta'. Lungo la strada decidiamo di fare benzina. Non siamo sicuri di come si chiami qui quella senza piombo e quindi, dopo esserci informati e sperando che il tipo alla pompa abbia capito, ci riforniamo di EUROSUPER95. Dopo un po' ci par che la macchima cominci a produrre odori inquietanti e temiamo di aver messo la cara vecchia benzina rossa. A questo punto un po' inquieti ci fermiamo e giriamo la seconda (e ultima) scena del fotoromanzo nella quale, a causa di benzina sballata messa nel serbatoio dietro consiglio di un Piero travestito da benzinaio croato, la macchina sta per saltare in aria e Martha, Francy e Lorenzo ne escono di corsa prima che esploda tutto. Giunti indenni a Krk citta' Luca e Francy si comprano dei gufi in un negozietto di souvenirs la cui padrona ci racconta perche' il gufo e' il simbolo della citta'. Noi annuiamo felici ma nessuno ha capito la storia (astronomi in vacanza: cervelli in fuga... dalle scatole craniche). Giriamo un po' per la citta' e vediamo la chiesa e il castello dei Frangipane (ribattezzato di Francy Pane). Ci impigriamo un po' su una scogliera bella ma puzzolente e poi ce ne torniamo a casa cantando canzoni ggiovani ("shut-up sh shut-up shut-up!"). La sera andiamo a mangiare nell'altro ristorante tipico, sta volta di carne, indicatoci dalla donna baffuta. E qui si consuma un duello all'ultimo sangue per decidere chi tra Martha & Suca e Francy & Lorentz si aggiudichera' la stanza al piano di sopra, con la vista migliore. La sfida e' dura e il meccanismo complicato: per decidere chi deve scegliere tra pari e dispari per giocare a bim-bum-bam per poi stabilire chi sceglie la faccia della moneta per il sorteggio (Orso o Mangusta, al meglio dei 3), si gioca a carta-sasso-forbici (o forse il meccanismo era ancora piu' complesso?). Dopo che i Panessi vincono tutte le gare intermedie un ultimo tiro decisivo dello Zappy assegna al duo Marta-Luca la vittoria. Nel frattempo ordiniamo carne con contorno di "patate a legno" o "di legno" (che poi risultano essere ottime patate al forno - probabilmente forno a legna). Dopo la cena ce ne torniamo a casa dove i due vittoriosi si piazzano nella stanza vista mare e si preparano a gustarsi il meritato riposo... ma al piano di sotto la tragedia si stava consumando... la polvere assassina si era abbattuta sulla povera Francesca che tra uno starnuto e un attacco d'asma stava soccombendo. Dopo un giro all'aperto e dopo aver rischiato di rimanere incagliati in una viuzza a fondo cieco, i Panessi rientrano a casa e si decide di provare a vedere se la stanza al piano di sopra (vista mare, vinta superando mille ostacoli) ha per caso anche il pregio di essere piu' pulita e di permettere a Francy di dormire senza bisogno di andare all'Hotel 5 stelle di Opatija (il piu' economico disponibile in zona). Per fortuna il trucco funziona e i nostri eroi dormono alfin il sonno dei giusti.

Foto di Luca

Giorno Tre: Laghi e Cascate di Plitvice

Giovedi' 22 Aprile: visto che ci aspettano ore di macchina ci svegliamo alle 7. A Marta non succedeva dal '41 probabilmente. Dopo aver fatto colazione con cioccolatte croato e brioche presi dal panettiere e un cappuccino in tazza grande (anche qui pare funzioni come a Trieste) partiamo in direzione Senij ("come direbbe John Holmes" sottolinea Luca... come se si dovesse essere per forza porno star per parlar di tette). Lungo il tragitto si discute di seghe mentali, del nostroi futuro-incerto-felicita'-a-tratti e di John Holmes e film porno. Il viaggio e' lungo e arrivati in zona parco naturale decidiamo di fermarci per far cambio di pilota e far pipi' dietro gli alberi. Per un po' ci culliamo con l'idea di far esplodere una mina avventurandoci fuori dalla strada. Si decide di limitarsi a emissioni corporali liquide immaginando uno scenario in cui uno sfortunato stronzo vada a cadere esattamente su una mina... una morte di merda, davvero. Ci facciamo qualche foto lungo la strada semi deserta e ripartiamo con Francy alla guida. Dopo qualche tempo arriviamo all'ingresso del parco dove ci compriamo strudel e formaggio per pranzo e dove ci scambiano per studenti per cui paghiamo l'ingresso a meta' prezzo. La vista che subito ci si presenta e' mozzafiato e stiamo una mezz'ora a contemplare dall'alto una cascata altissima (78 metri, scopriremo poi) e una serie di laghi con dei colori pazzeschi. Dopo le foto di rito e il pranzo comiciamo la gita. Il posto e' davvero incantevole, non per niente l'UNESCO l'ha dichiarato patrimonio dell'umanita'! Ogni 4 passi ci fermiamo e stupiamo. Nella prima parte del percorso passiamo vicino alla cascata da 78 metri e ci facciamo una doccia coi fiocchi. Vediamo una cascata di qualche metro indicata da un cartello che la indica come alta un metro: ecco finalmente spiegato l'arcano! Quello deve essere il metro croato! Luca fa un sacco di foto con la macchinetta digitale che pero' a meta' percorso lo lascia a piedi esaurendo le batterie. Nel primo pomeriggio raggiungiamop il battello che ci porta nella parte dei laghi alti. Qui il paesaggio e' ancor piu' bello. Le cascate e i laghi, piu' piccoli di quelli inferiori, sono immersi in boschetti e circondati da muschi e piantine e fan pensare che da un momento all'altro uno gnomo debba spuntare e attraversarci la strada. Gran parte del percorso si snoda su passerelle di legno (ebbravi sti croati, in Italia avremmo avuto catafalchi di cemento e acciaio probabilmente) che percorriamo nella solitudine quasi asoluta e col solo rumore delle cascate ad accompagnarci. Veniamo parzialmente strappati alla poesia del momento da bisogni impellenti che ci riportano ad un mondo, diciamo, piu' materiale. Affrettiamo il passo alla ricerca di un gabicesso. Per la gioia di Lorenzo ne troviamo uno dopo aver attraversato in battello un tratto di lago; mai cosa fu piu' apprezzata del vicci' di Plitvice! Sbrigate le faccende corporali ripartiamo alla volta del trenino che ci portera' di li' a poco alla parte finale del percorso. Luca vorrebbe rifarsi la doccia sotto la cascata ma i saggi (o rompiballe, a seconda del punto di vista) amici glie lo imprediscono perche' ormai il sole sta calando e si finirebbe per fare il viaggio di ritorno frascichi. Al baretto sguarnito all'uscita ci compriamo dei beveraggi. Marta vede una Coca Cola dal tappo giallo e tanto si convince che sia quella assaggiata a Sydney col limone incorporato e tante lodi ne tesse che Francy arriva a sentire il gusto di limone e a convincere Marta che il limone c'e' eccome. Invece no... e' Coca Cola normale, sentenzia Lorenzo che e' rimasto coi piedi per terra (forse per l'esperienza prosaica di prima). Rifocillati ripartiamo alla volta di Bodolovosco. Durante il viaggio Francy e Marta (ma soprattutto Francy) dormono come sassi e Luca e Lorenzo si alternano alla guida tentando di stare svegli e di non finire accecati dal sole che gli punta dritto nell'occhio. E qui la Panda subisce il secondo attentato: una ciccigomma usata finisce in qualche modo tra il sedile e il sedere di Francy e cii si attacca indissolubilmente. Arrivati alfin a Bodolovosco decidiamo di andare a mangiar pesce sul lungo mare. Entriamo in un ristorantino con terrazza (cui pero' rinunciamo perche' fa troppo freddo) e stiamo per decidere di fuggire dato l'ambiente uno poco squallido e un odore non dei migliori quando arriva la padrona del posto e ci fa sedere. Noi non abbiamo ancora sviluppato una faccia da culo tale da alzarci ed andarcene cosi' su due piedi per cui restiamo. Prendiamo una grigliatona con un branzino, un'orata e un sacco di scampi. Nonostante le nostre perplessita' iniziali il cibo risulta essere ottimo. In nostro onore e con nostro orrore, a fine serata ci fanno ascoltare una cassetta di canzoni italiane probabilmente degli anni 40 ("se il mare fosse te toccio loli lolaaa'..." e simili). Marta vede la linglua del branzino e si trova stupita perplessa di questa scoperta. E chi lo sapeva che i pesci avevano la lingua!? Luca pero' ha una teoria molto migliore: non si tratta della lingua del pesce bensi' del rarissimo pesce-lingua; il branzino deve essere stato pescato in uno di quegli ancor piu' rari momenti in cui un pesce e' in procinto di mangiare un pesce-lingua! I miracoli della natura! A casa del vecchio tedesco parlante ci scambiamo per benino le camere: Francy e Lorenzo si appropriano in toto della camera vista mare, e Marta e Luca si spostano al piano di sotto, in barba al fato che aveva deciso diversamente.

Foto e Filmati di Luca

Giorno Quattro: Istria

Venerdi' 23 Aprile: fa bello, decidiamo di cambiare i nosrti piani e di andare oggi in Istria, rimanere una ulteriore notte a Bodolovosco in modo da andare sabato a Zagabria (e/o castelli) in giornata e domenica, sulla via del ritorno alle grotte in Slovenia. Tentiamo di comunicare la nostra decisione al padrone di casa che persevere a parlarci in tedesco. Gli diciamo "one more night!". Lui annuisce ma non reagisce in altra maniera e fa la faccia perplessa. Noi speriamo in bene e ci avviamo a far colazione. Fortunatamente mentre ci attardiamo a fare spesucce per il viaggio di oggi ribecchiamo in giro il tipo che tenta di comunicare cose incomprensibili (capiamo "book" e "english" cosa che Marta interpreta come dizionario - cosa c'enrti non se lo domanda - e Luca come libro degli ospiti). Desolati andiamo a caccia di qualcuno che ci possa fare da interprete e troviamo la salvezza nella padrona del bar in cui avevamo fatto colazione il primo giorno. Il tedesco non aveva capito nulla e scopriamo che le nostre stanze sono gia' prenotate per la notte tra sabato e domenica. La padrona del bar di nuovo ci salva proponendoci un suo alloggio: due camere vista mare, bagno e zona giorno per 15 euro a testa: e come dirle di no!? La tipa si preoccupa di rimarcare il fatto che ci cambiera' le lenzuola e cii pulira' la casa ma che non avra' tempo di pulire i vetri (sta cosa dei vetri pare la ossessioni). Concluso l'affare e rassicurata la nuova padrona di casa che dei vetri non potrebbe fregarcene di meno, partiamo alla volta di Motovun, piccolo paesucolo nell'entroterra istriano lodato dalla Lonely Planet per le sue mura e per gli edifici di stile veneziano. Il paese si dimostrera' una mezza bufala: carino, si', ma le lodi della guida ci paiono esagerate. A far aumentare l'interesse per il luogo (almeno per Suca e Lorentz), e' l'arrivo di una comitiva di giovincelle croate le cui grazie vengono apprezzate e immortalate, come per caso, dalla macchinetta digitale dello Zappy. Il posto viene immantinente rivalutato e ribattezzato Kulograd. Dopo che i nostri rinunciano (piu' che altro per mancanza di spazio) a mettere in atto il ratto delle croate, proseguiamo il nostro giro alla volta di Rovinij (Rovigno, anche detta Rovigo). Essendo citta' di mare Rovinij ospita un sacco di gabbiani e Lorenzo inaugura quello che risultera' essere un duraturo rapporto con il loro guano cominciando col poggiarsi su un muretto e inzaccherandosi un pantalone. La maledizione della cacca d'uccello non lo lascera' piu' fino alla fine del viaggio portandolo a ricoprirsene vieppiu' in svariate occasioni. La citta' e' molto bella ma pare priva di ristoranti, se non nella zona iper turistica che decidiamo di evitare. Dopo un bel po' di girovagare per viuzze deserte e tipicamente in salita riusciamo finalmente a sederci ad un tavolo e a fareci portare la nostra bella porzione di pesce a tre lire quotidiana. L'attrazione principale del locale pare siano le mutandine di pizzo della cameriera la cui trama e' chiaramente visibile atraverso il di lei pantalone. Luca, e come dubitarne, tenta di fotografarla di nascosto e dopo un po', non si sa se per caso o no, la cameriera viene sostituita da un cameriere senza pizzi in trasparenza. Dopo esserci rimpinzati all'inverosimile (ci alziamo dal tavolo che sono le tre passate) decidiamo di continuare ilnostro giro della citta' ma finiamo per impigrirci su ogniscoglio o muretto vista mare che ci capita a tiro. Tra le altre cose scorgiamo una biciclettina e un triciclo buittati in mare e quando di li' a poco vediamo come un parde tenti di insegnare a suo figlio ad andare in bici giu' da una discesa ripidissima ci immaginiamo una trista storia sui bambini rovignesi che imparano l'atre delle due ruote o muoiono annegati nel tentativo. Nel tardo pomeriggio decidiamo di ritornarcene a casa, cotti dal sole e piu' che altro dal cibo che stenta a farsi digerire. Arrivati a Bodolovosco pare che solo Luca sia uscito vincitore nella lotta contro la frittura di pesce e cosi' decidiamo, dopo un po' di sano relax schiantati sui nostri bei lettuci, di farci un giro sul lungo mare fino ad Opatija e di andare a mangiare li', nella speranza che un po' di moto ci stimoli l'appetito. Lungo la strada ci fermiamo in un piccolo parchetto con altalene e giochi per bimbi (a cui chiaramente giochiamo divertendoci un mucchio). La macchinetta di Luca ancora una volta si dimostra preziosa facendoci passare la successiva mezz'ora a fare foto i cui appariamo come fantasmi o come teste fluttuanti (Francy). Cedendo agli insistenti brontolii (dello stomaco) di Luca proseguiamo la passeggiata e arriviamo a Opatija dove ci fermiamo a mangiare in uno dei pochi posti che troviamo aperto a quell'ora. Luca mangia un pasto vero mentre Marta, Francy e Lorenzo, ancora vittime, chi piu' chi meno, del pesce mangiato nel pomeriggio, si limitano a un pezzo di pizza (nemmeno troppo orrido non fosse per l'olio apparentemente di sansa). Finita la cena, trascinandoci dietro un Lorenzo decisamente provato dalle avventure culinarie degli ultimi giorni, ci dirigiamo verso casa. Se domani fara' brutto come dicono le previsioni (per Trieste, almeno) allora ci aspetta un viaggio di due ore e piu' verso Zagabria, altrimenti ce ne staremo in panciolle a visitare il ridente paesino di Bodolovosco e a percorrere di giorno qualche altro tratto di lungo mare.

Foto di Luca

Giorno Cinque: Relax

Sabato 24 Aprile: evviva! C'e' il sole!! Francy arriva in camera di Luca e Marta e esprime il suo dispiacere per non poter visitare la capitale croata con un bel "Zagabria?! Toh!!" accompagnato dall'apposito gesto. Prendendocela con grande calma andiamo a fare colazione al nostro bar sul mare d'elezione dove tra una cartolina e l'altra si parla di figli e di futuro incerto (pare che sia un argomento in voga tra gli astronomi...). Dopo un bel po' di relax andiamo a traslocare i nostri bagagli nella casa nuova (non solo le finestre non sono pulite, anche il cesso lascia decisamente a desiderare e una patina di polvere ricopre alcuni mobili). Piu' tardi il cielo comincia a coprirsi (acc... le previsioni avevano ragione! Incredibile!!) e cosi' decidiamo di farci un giro ad Opatija. prendiamo su la macchina e Francy si mette alla guida con l'intento di trovare presto e bene un parcheggio. Ahinoi la rusca ci frega: ci sono solo parcheggi a pagamento e cosi' finiamo per parcheggiare allo yacht club del vicino paese di Icici (sic!). Dopo poco arriviamo a una spiaggetta di ciotoli dove Francy e Martha, in barba alle condizioni atmosferiche, decidono di mettere i piedi in mare. Errore tremendo! Non solo l'acqua e' gelida ma camminare sui sassi e' dolorosissimo. Luca impietoso e ricoperto di insulti dalle due sofferenti filma la scena. Passiamo il resto della mattinata a tirar sassi in mare cercando di colpire una roccia affiorante o di far saltare sul pelo dell'acqua i sassi piatti (Luca e' l'unico che riesca a fare piu' di due salti). Il cielo si fa sempre piu' minaccioso e decidiamodi tornare a Bodolovosco per pranzare alla meravigliosa pescheria. Oggi sembra che tutto il paese sia li' ma dopo un po' di attesa veniamo fatti sedere ci rimpinziamo (per i soliti 5 - 6 euro) con antipastini vari e un'ottima grigliata. Mentre pranziamo comincia a piovere e cosi' decidiamo di poltrire un po' a casa. Piu' tardi pero' decidiamo di ritentare la sorte e ci ridirigiamo, nonostante il diluvio, ad Opatija dove questa volta riusciamo a trovare un parcheggio e visitiamo la chiesa. Passata una fase di misticismo indotto in cui cerchiamo di ricordarci le preghiere (tranne Lorenzo siamo tutti messi maluccio) ci parcheggiamo in un caffe' dove Francy ordina una cioccolata calda che calda non era e nemmeno cioccolata (un caffellatte tiepido, insomma) e Lorenzo, Luca e Martha si sfondano di dolci. Tornati a casa ovviamente la fame latita cosi' solo sul tardi ci decidiamo ad andare a recupararci delle pizze al taglio che ci mangiamo guardando Fiorello in TV, da veri turisti italiani.

Foto di Luca

Giorno Sei: Grotte e Ritorno

Domenica 25 Aprile: oggi si parte, sob! Gia' ci vedevamo installati nella nuova casetta vista mare, con scrivania sotto la finestra e portatile a lavorare, tra una pausa di relax e l'altra, buttando di tanto in tanto una languida occhiata al panorama. Fortunatamente il programma di oggi e' ricco e appetitoso e prima di tornare ognuno tristemente a casa sua abbiamo da visitare le grotte di Postumia, il castello di Predjama e le grotte di san Canziano, patrimonio dell'umanita' secondo l'UNESCO. Partiamo prestino, rinunciando alla solita colazione sul mare, e in men che non si dica siamo in Slovenia. Gli omini alla frontiera buttano uno sguardo ancor meno interessato che all'andata ai nostri documenti e noi si passa indenni. Poco dopo le 10 e mezza siamo alle grotte di Postumia; la visita guidata inizia alle 11 e si puo' pagare in euro, siamo a posto. Il primo tratto si percorre in trenino, bombardati da goccioloni di umidita' che si staccano dai bassissimi soffitti del tunnel che percorriamo. Francy e Lorenzo sono attrezzatissimi, hanno addirittura i guanti, Martha invece, che era tornata dalle vacanze di Pasqua coi bagagli gia' pronti per il trasferimento a Cagliari, e' la peggio messa e si e' dovuta far prestare un giaccone pesante da Luca. Alla fine del percorso in trenino, dove gia' ammiriamo stalattiti, stalagmiti e veli di calcite (come si chiamano?!), veniamo divisi in quattro gruppi, a seconda della nazionalita'. Gli italiani sono un sacco e un sacco casinisti, come sempre. Segue il gruppo dei tedeschi, degli inglesi e infine degli sloveni, che saranno tre. La visita comincia e dopo pochi metri gia' ci facciamo riprendere dalla guida perche', nonostante sia proibito fare fotografie, si vedono decine e decine di flash scattare nel buio. Il gruppo si sfalda, la coda di gente si allunga. Noi, onde evitare di rimanere indietro e di non sentire piu' nulla di quanto la guida spiega, tentiamo di superare una coppia che, tenendosi comodamente a barccetto in un passaggio stretto stretto ci esorta ad andare avanti: "passate pure!" ci dicono ostruendo come meglio possono la strada. Le grotte sono belle ma, a detta di chi ha visitato quelle di Frasassi e di Catsellana, niente di eccezionale. Del resto "e' pur sempre acqua che filtra" (Lonely Planet). Alla fine della visita s'e' fatta ora di pranzo e, dopo una visita ad un affollatissimo bagno da cui risulta impresa ardua uscire, ci infiliamo in un self service turistico e ci mangiamo degli hamburger pagati in euro. La fine delle vacanze si fa tragicamente sentire... niente piu' frittura di pesce a 40 kune... La visita alle grotte di San Canziano e' prevista per le tre o le tre e mezza (non e' chiarissimo dal foglietto - uno dei 10.000 - che Luca ha stampato in preparazione al viaggio) cosi' decidiamo di fare una visita rapida all'esterno del castello di Predjama, a pochi chilometri da Postumia. Trattasi di costruzione di per se non eccezionale ma straordinaria per la di lei ubicazione all'interno di una grotta. Il paesaggio e' di quelli da fiaba: castello stagliato sul fondo di una varde vallata solcata da un torrentello che si infilla sotto il catsello istesso circondato da un verde boschetto e prati fioriti. Decidiamo di trasferirci li', nel caso in cui l'opzione casa-con-finestra-sul-mare dovesse andare a vuoto. Immersi in quest'ambientazione bucolica perdiamo la coghnizione dle tempo e cosi', ritornati in noi, siamo costretti a correre come pazzi per arrivare per le tre alle grotte di San Canziano. Alle 14:54 siamo sul posto e scopriamo di aver fatto i cento all'ora per niente: la visita iniziera' di li' a mezz'ora. Per passare il tempo decidiamo di andare ad un belvedere che un cartello indica ad una distanza di 200 metri (metri slovacchi? quanto saranno lunghi!?). Lottando contro un vento feroce che ci rallenta anzicheno' (sara' la Bora?) superiamo l'insormontabile distanza e ci troviamo a picco su una gola profonda in fondo alla quale scorre un torrente che si infila in una grotta. Torniamo indietro e di li' a poco arrivano le guide. Per arrivare all'ingresso delle grotte dobbiamo percorrere un sentierino in discesa che non si capisce bene dove condurra' e quando finira': abituati alle comodita' eccessive (aka trenino) delle grotte di Postumia e stancati dai 200 metri di cammino con la Bora avversa l'impresa ci pare ardua e preoccupante la via del ritorno. Fortunatamente, appena veniamo assegnati alla nostra guida italiano-parlante (che Martha e Francy seguono con un po' di rammarico iniziale... la guida degli inglesi era mooolto piu' caruccia) scopriamo che la strada del ritorno sara' diversa ed agevolata da una sorta di funiculi' funicula'. Le grotte sono una meraviglia! Meno lavorate di quelle di Postumia ma molto piu' impressionanti! Dopo una prima parte (le grotte del Silenzio) fatta essenzialmente da una enorme spacatura trasversale nella roccia, arriviamo alle cosiddette grotte del Rumore sul cui fondo (laggiu' laggiu') scorre un torrente. Il paesaggio, poco illuminato e con i resti degli antichi percorsi turistici e degli speleologi in abbandono, ricorda in maniera abbastanza impressionante le miniere di Moria (o l'inferno di Dante come dicono prima Luca e poi la guida). All'uscita scopriamo di essere a picco sotto il belvedere dove eravamo stati prima. Dopo un po' di strada e un bel pezzo di salita in funicolare ritorniamo al punto di partenza. Sono quasi le sei e noi abbiamo da arrivare a Trieste, a Bologna e Luca fino a Firenze. Dopo aver elemosinato un sacchetto di ghiaccio con cui raffreddare la nostra acqua di Bodolovosco e la Coca-Cola presa a pranzo e dopo averlo triturato con le nude mani per risucire a farlo passare dal collo delle bottiglie partiamo di gran carriera. Alla frontiera con l'Italia troviamo un ufficio cambi e con orrore scopriamo ce ha appena chiuso. Per fortuna c'e' ancora un omino dentro e Francy e marta, sbattendo i ciglioni, riescono a farsi aprire in barba all'orario. Ci liberiamo delle nostre residue pecunie e passiamo la frontiera dove sembra sia quasi insultante tentare di mostrare i documenti... le nostre preoccupazioni per l'intestazione della macchina era davvero eccessivamente eccessive! In men che non si dica arriviamo a Trieste e sbuchiamo precisissimamente a un tiro di spuo da casa di Lorenzo (e pensare che all'andata avevamo fatto quel giro dell'oca!). Ci salutiamo ripromettendoci di incontrarci presto, se non altro per la nostra prossima vacanza gentilmente offerta da Anna Lia a casa sua a Stintino. Sono ormai le sette passate. Prima di tre ore non saremo a Bologna. Il povero Luca, guidatore instancabile, decide di proseguire per Firenze la mattina dopo. Durante le nostre ultime ore di vacanza ci mangiamo finalmente le patatine che Francy si portava appresso fin dal primo giorno, restiamo mezz'ora fermi a un casello autostradale, ci fermiamo in un minuscolo autogril e facciamo i conti delle spese di quest'ultima settimana. Dopo funambolici calcoli in cui Francy e Marta, con un residuo di lucidita', riescono anche a tener conto del fatto che per le prime tre ore di vacanza Lorenzo non c'era, risulta che nessuno deve niente a nessuno (eccettuati quattro euro che Marta doveva a Luca per la prima cena a Trieste) e che per sei giorni di abboffate di pesce e soggiorno in casette vista mare abbiamo speso meno di 200 euro a testa. Incredibboli! Alle 11 siamo a Bologna. La vacanza finisce qui. E il racconto con lei.